
Carlotta, il grande angelo

Vive da violinista, muore da santa.
Nella santità cioè della accettazione che è l’alto traguardo cui ogni perfetto cristiano dovrebbe giungere. Ma, per l’appunto, bisogna arrivare alla perfezione della fede che consiste nell’affidamento alla volontà di colui che ci ha dato la vita, il suo dono in prestito per noi, e come ci dà la vita ci dà anche la fine di questa vita, transitoria per giungere all’altra che è invece definitiva, nei suoi tempi che spesso non sono i nostri.
Accetto, e quando lo pronunci dopo averlo maturato nel cuore e nella mente, ti lasci andare alla tua non volontà e pronunci quella frase che tante volte hai ripetuto meccanicamente nel Pater Noster ma che solo in quel momento ne comprendi il vero significato: sia fatta la tua volontà.
Già all’ultima sillaba lasci la terra del tuo transito passeggero ed entri nella beatitudine dei beati, anche se ancora in un corpo sofferente che stai lasciando alla terra già nuda di te. Per divenire oltre, per divenire altro.

L'incontro con una Gigante della storia.






è una carezza che ho voluto darmi, una consolazione a me
che scrivo ancora aldiquà di un muro.
Ogni rima ha buttato giù un mattone. […]

Tornata da Roma, dove spesso vado a trascorrere qualche giorno da mia figlia, decido di accettare l’offerta fattami tempo prima da un settimanale regionale, e cioè curare una mia rubrica culturale basata su recensioni di libri. Accettai ad una condizione: dovevano essere recensioni letterarie, cioè di libri di valore scritti da grandi autori; che spesso sarebbero stati i loro libri meno conosciuti perché amo trattare di quello che vale ma la massa non lo tiene in considerazione proprio perché minore; che avrei alternato la letteratura con la buona narrativa contemporanea, e che non avrei mai recensito un libro imposto da qualche casa editrice per avere un po’ di pubblicità senza meritarla. Hai carta bianca, mi fu risposto. Iniziai proprio con questo primo scritto, come una sorta di prefazione […]

C’è una cosa, una su tutte, che ho imparato vivendoci in mezzo: le orchestre sono il paradigma umano di una società possibile. Complementare, inclusiva, governata dalle leggi del merito e sorrette dalle fondamenta della ispirazione che non è solo puro esercizio intellettuale ma sforzo al sacrificio costante. Le orchestre sono una cellula viva. Penetrabile da ogni impulso esterno ma mai del tutto assorbibile. In orchestra tocca entrarci in punta di piedi, chiedendo permesso, pur avendo tutti noi, nelle sue creazioni, piena cittadinanza […]

Sarebbe il caso di aggiungere – ma pochi lo sanno, e quei pochi che lo sanno non lo ricordano più – Perché? Perché la società ha preferito, a pari merito, dare gloria e fama ad uno piuttosto che a un altro, ad uno o più uomini piuttosto che a una donna, perché quel merito era da riconoscere in quel momento ma poi non più, perché tanti godono nel far cadere nell’oblio chi in vita ha realizzato qualcosa di importante, perché tante volte il valore viene calpestato, bloccato, addirittura vilipeso e non c’è una spiegazione razionale a tutto ciò che di razionale non ha nulla. Insomma i perché sono legati al modus vivendi della società di quel dato tempo, al caso, alla ruota della giustizia che tante volte gira al contrario […]
