Mi metto dritta di A. Porrino

Mi metto dritta

Mi metto dritta
di lato
mi abbasso
mi alzo sulle punte
mi sporgo da un lato
mi nascondo,
eppure sempre mi appaiono
gli occhi miei increduli,
il mondo stanno conoscendo
e si domandano
cos’è mai questo tondo inverso
popolato da individui
che all’indietro corrono
come treni contrari.
Come fossero soli vivono
ma gli altri adocchiano
per lo sfogo quotidiano
al loro essere folli.
Sono uscita dall’angolo
per confino preparato
ed esco,
capire debbo
gli umani che vedo.
Per lo più convulsi mi paiono
nel loro moto perpetuo
come se ogni giorno
dovessero raggiungere la luna
in tempo
o perdono l’occasione della vita.

Ma io
che il cuore d’abitudine uso
i loro cuori cerco
oltre le loro lane
i loro cotoni
le loro felpe,
annaspo tra cunicoli stretti
vago tra antri vuoti
mi addentro tra liquidi sanguigni
ma quel piccolo pugno
che segnala la vita
io non lo vedo.
In altri c’è
ma così piccolo
che lo scambio per un puntino rosso
non identificato,
in altri è storto
diviso
annodato
accartocciato
riverso.
In altri ancora
è calcificato
che pietra pare
come fermacarte da scrivania.
Orbene
ma il cuore
quello disegnato nei fumetti
quello delle cartoline
quello dei manuali di anatomia

che ce lo mostrano rosso
pulsante
ritmato
quasi tondo,
che si emoziona
ci fa piangere
che si innamora,
insomma quello lì
dov’è?
E in quell’istante
mi passò davanti
una bambina che mi sorrise,
era lei che ce lo aveva.
Glielo vidi
quando mi regalò il suo lecca lecca.

19 novembre 2018 ore 18
Sul pulmann che mi allontana da Roma
dopo giorni vissuti in mezzo alla folla
da osservatrice estranea ad essa.
Eppure uomo non vidi
Consolatio?
Le mie librerie preferite
La mostra di Hopper
Le luci del lungotevere di sera
E le mie amate chiese
in una di esse ci trovo sempre un Caravaggio che m’aspetta
in un’altra una Mater che m’abbraccia

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