Le voci​ di A. Porrino

Le voci​

Le voci, nel bosco, ronzavano.
Io
che l’onda sonora seguivo
ipnosi di mente vivevo
come incanto di pace
che altrove non è.
Melodia su melodia
sovrapposizioni d’armonie
i venti
mi portano nella vita chiusa
dalle cupole di fronde
intrecciate di rami,
ricami naturali
spuntati da tronchi
alle ere formati
di vita indisturbata.
Vivi li sento
nel loro mormorio di foglie,
musicalità a loro note
e ai pochi il cui cuore
ad amarle riesce,
e se ne sazia.
Mi fermo
m’accovaccio sulle radici
nodose e bitorzolute
ma non interrompo,
esse
stupite
rallentano
a tratti silenziano

e pace mi porgono
nel ritmo lento
del meriggio mio.
Un raggio s’insinua,
curiosare vuole.
Chi è costei che ci ama
che s’adagia sulle foglie caduche
e ne fa giaciglio?
Chi è costei che nulla dice
ma cogl’occhi parla,
e ci parla?
Chi è costei che gli alberi osservano
e l’accomodano curvando le fronde
fino a solleticarla?
E’ colei che ama
quindi rispetta
quindi ammira.
Quindi vive.
Alle mie palpebre chiuse
ordino di memorizzare,
alle mie narici allargate
di serbare l’odore d’umido
di questo primo autunno,
alle mie orecchie tese
di echeggiare il vocio silenzioso
di questa natura delicata,
ai miei palmi cavi
di trattenere il tenero
di queste foglie vermiglie,
ai miei iridi
di serbare tutti i colori
di questa tavolozza inimitabile.

E mi lascio portare via
dai piccoli ciclamini superstiti
tra funghi non colti
al ritorno che non voglio.
Al termine di questo imbuto verde
mi inchino,
ti riconosco superiore a me
perché superiore a tutti
è colui che ti creò.
E t’amo
per i brividi di vita
che sempre mi fai provare
e portare
là dove vita sembra esserci
ma non è.

Montagna, 19 ottobre 2018 ore 14,20
In quel cerchio verde
che girotondo mi spinge a fare
per la gioia puerile che sempre mi invade
quando qui l’ardore di evasione mi porta

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