Maria Boorman Ceccarini

Maria Boorman Ceccarini

Maria Boorman Ceccarini, benefattrice, metà 800 inizi 900

Ho di che mi avanza, sono in dovere di darlo ai poveri

Americana, è lì che aveva conosciuto suo marito, medico italiano che aveva fondato una clinica oculistica, insieme si dedicano al bene altrui anche quando tornano in Italia. Rimasta vedova, triplica il suo operato: crea una biblioteca pubblica, un asilo infantile per bambini poveri, costruisce un intero ospedale per far curare chi non aveva denaro per pagarsi le spese mediche, si occupa di allestire l’illuminazione pubblica per le strade della sua città, adotta orfani, mette in piedi mense per i poveri arrivando a distribuire 300 pasti al giorno, crea una società di mutuo soccorso. Riservata, taciturna, nei pochi momenti di riposo ama ricamare, dipingere, leggere. Nella sua abitazione, Villa Ceccarini, ospita spesso persone danarose provenienti da ogni dove per condividere con lei gli stessi intenti. Muore a 63 anni. Durante la guerra la sua casa viene distrutta dai bombardamenti, gli arredi rubati, il parco bruciato. Anni dopo un medico viennese acquistò il podere e ricostruì la villa. 

Si potrebbe credere che l’avesse fatto per far tornare tutto come era e destinarlo ad una sorta di museo, come è doveroso in questi casi e come spesso accade, o di un’associazione che continuasse anche solo in parte quell’operato ormai finito, o per farne una sede pubblica destinata a qualcosa di utile per gli altri, insomma una sorta di proseguimento del passato seppur nelle modalità dei nuovi tempi, a testimonianza anche che, se pure in certi momenti della vita sembra che tutto sia andato perduto, in realtà poi arriva un altro tempo in cui quel tutto si recupera e risorge, anche se in altra veste. Invece no, niente di tutto questo, quel medico ha voluto che su quella terra dove ha operato la bontà e l’altruismo, si creasse un nigth club divenuto poi una discoteca. Ecco, questo è quello che ha fatto la generazione successiva, e nessuno più ha riparato. Anzi no, le è stata intestata una strada, quella che lei aveva illuminato.

Ma io sono di quelle che è convinta che nessuno può annullare il bene che si compie, quello mette radici e trova il modo di prolificare. Forse un giorno arriverà qualcuno che riprenderà il filo spezzato, lo riallaccerà a doppio nodo e lo tirerà avanti per chissà quanti anni ancora. Magari trascinandosi anche la discoteca. 

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