Emmeline Pankhurst

Emmeline Pankhurst, suffragetta, fine 800 inizi 900

Non sottovalutate mai il potere che abbiamo di essere artefici del nostro destino

Emmeline Pankhurst

Emmeline fu tra le prime a battersi per il diritto al voto alle donne, fino ad allora negato. Del movimento delle suffragette si sa molto, e il percorso di Emmeline fu simile a quello di tante altre che come lei subirono prima parole denigratorie, poi pietre in faccia quando sfilavano per manifestazioni pro voto, rapite senza che venissero difese quando facevano picchetti davanti le sedi politiche degli uomini di potere, e infine arresti con alimentazione artificiale quando si permettevano di fare lo sciopero della fame. Nonostante tutto questo misero su un movimento di azione fortissimo, si parlava sempre più di loro e crebbero di numero in maniera impressionante, fino a quando il mondo politico maschile dovette interessarsi a loro. Emmeline subì l’incendio della sua casa me non ebbe paura, vagabondò da un posto all’altro ma non smise mai di manifestare il suo diritto al voto. Seppellì uno dei suoi figli, ma dopo cinque giorni partecipò lo stesso ad una sfilata, fu ingiuriata e sputata in faccia, nessuno la difese. 

Accumulò sette arresti ed altrettante alimentazioni forzate, i tubi ingeriti fino allo stomaco le rovinarono le pareti interne, quelle lacerazioni non sanarono mai. Morì per gli stenti e le fatiche della sua lotta, e per i danni subiti durante i suoi arresti.

Alla notizia della sua morte, tutte le suffraggette sfilarono in un corteo silenzioso con la fascia nera sul corpo. Nessuno fece loro nulla. La sfilata terminò vicino la sede del Parlamento inglese dove posero la loro bandiera vicina a quella della loro patria. Nessuno si permise di toglierla o strapparla, come prima avevano sempre fatto. Sua nipote e la sua bisnipote ancora oggi si occupano dei diritti delle donne attraverso un’associazione da loro fondata, la Olympik Suffraggettes. E’ così che hanno impedito che l’opera e il nome di Emmeline andassero dimenticati.

Ricordiamocelo tutto questo ogni volta che noi donne moderne andiamo a votare, ricordiamo a chi dobbiamo il riconoscimento di tale diritto, a Emmeline e tante altre come lei è costato la vita.

Così come non dovremmo dimenticare il senso della festa della donna, l’8 marzo deve farci ricordare la condizione disumana delle donne lavoratrici che nei secoli sono state sfruttate e malpagate, e che per questo molte hanno perso la vita per quei quattro soldi al mese che ricevevano.

Insomma l’8 marzo deve tornare a essere il ricordo del valore delle donne che ci hanno preceduto, e di quanto abbiamo fatto per essere donne libere e di quasi pari diritti verso l’altro sesso. Il ridicolo 8 marzo festeggiato con cene, balletti e spogliarelli maschili lasciamolo alle femmine.

Infatti l’8 marzo è la festa della Donna.

Accettiamolo anche il rametto di mimose, ma deve essere accompagnato da ben altro per il resto dei 363 giorni dell’anno. E insegniamo alle nostre figlie come si cresce da donne, come si diventa donne e come si resta donne, con il nostro esempio e anche con quello delle tante donne che ci hanno preceduto.

Precisando: non devi imitare l’uomo, non devi diventare un uomo, non devi scavalcare l’uomo, non devi sfidarlo, non devi copiarlo, non devi sentirti superiore, né a lui né a nessun altro. Devi essere una donna.

Ma non illuderti, non è stato, non è e non sarà mai una passeggiata.

Diciamo che sarà una inerpicata, ma tu alla vetta ci arriverai.

 

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